SOS DI ALBERGATORI ED ESERCENTI: «GRAVE CRISI NELLE CITTA' D'ARTE»

Albergatori ed esercenti "bocciano" le misure con cui l'esecutivo sta cercando di rilanciare l'economia, duramente colpita dall'effetto-Coronavirus ed esprimono preoccupazione per il futuro.

 

"Il governo ha fatto alcuni interventi, ma a mio giudizio non sufficienti", dice il presidente nazionale di Federalberghi-Confcommercio, Bernabò Bocca, che traccia le linee della stagione turistica estiva, dopo aver superato abbondantemente il giro di boa ferragostano. "Il grosso- spiega Bernabò Bocca- è stato fatto sul bonus vacanze che ancora non sappiamo quanto verrà utilizzato e comunque stiamo parlando di un utilizzo fatto per alberghi in località di villeggiatura al mare o in montagna, ma non nelle città d'arte. Bisognava invece pensare ad un intervento a favore di tutte le strutture, anche quelle che sono rimaste chiuse".

 

"Per quanto riguarda le stime sulle perdite di fatturato, nelle città d'arte siamo intorno al 70-80% di calo ad oggi. Negli alberghi al mare invece intorno al 30-40%". Per il presidente di Federalberghi "queste continue paginate sui giornali italiani di focolai, che vengono puntualmente riprese dai media stranieri, di certo non ci aiutano in questa partita: stiamo dando in giro per il mondo l'immagine di un Paese contagiato, cosa che non è assolutamente vera. Non è possibile aprire i quotidiani italiani e vedere che nelle prime sette pagine si parla solo di questo. In questo periodo bisogna gestire bene la comunicazione, altrimenti si dà nel mondo un'immagine di un Paese contagiato e contagioso".

 

Per Bocca "nessuno ha la bacchetta magica, però mentre all'inizio il governo ha fatto bene ad aiutare tutti, ora bisogna capire chi si è risollevato e chi è rimasto indietro e concentrare gli sforzi in settori come il nostro, che sono rimasti indietro e che rimarranno indietro anche nei prossimi mesi". Secondo Bocca, invece, "purtroppo vediamo ancora interventi a pioggia e questo non va bene, perché se uno Stato ha soldi illimitati aiuta chiunque, altrimenti li deve concentrare dove c'è più bisogno".

 

Ma quali sono le richieste di Federalberghi al governo per invertire la rotta? "Noi- sottolinea Bocca- avevamo chiesto ad esempio di poter allargare l'ecobonus per le ristrutturazioni anche al settore alberghiero, molti ne avrebbero approfittato in questo periodo dove molte strutture sono ancora chiuse, invece ci siamo trovati con un tax credit con un massimale da 200 mila euro che nel nostro settore sono poca cosa e ci puoi fare davvero poco".

 

Il presidente di Federalberghi ha osservato che "anche il decreto liquidità, che consente finanziamenti a 6 anni, nel nostro settore non è sufficiente. Chi lavora nel nostro campo deve avere finanziamenti almeno a 15 anni. Il tema è vedere cosa succederà con il Recovery fund, noi al momento non siamo ancora stati chiamati dal governo per questa partita e bisognerà capire dove andranno a finire questi soldi". Bocca ha poi osservato che l'apertura posticipata delle scuole avrebbe potuto essere un aiuto in più per il turismo: ""Noi speravamo in un'apertura più tardi delle scuole: avremmo potuto guadagnare una settimana di prenotazioni, invece si è preferito aprirle il 14 per poi richiuderle subito dopo per le elezioni".

 

Secondo un'analisi del Centro Studi Fipe, intanto, cresce la preoccupazione tra i titolari di pubblici esercizi in vista del prossimo autunno. Se i flussi turistici interni hanno consentito alle attività delle località costiere di contenere i costi, altrettanto non si può dire per i locali dei centri storici delle città d’arte, svuotate dal mancato arrivo dei turisti stranieri. I numeri complessivi sugli occupati del mese di agosto, lasciano pochi dubbi: ben 303.529 posti di lavoro in meno rispetto al 2019. Un dato che non è destinato a migliorare nel breve, vista la previsione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo secondo cui il 2020 si chiuderà con una flessione del 75% dei i flussi globali.

 

Le perdite maggiori in termini di volumi si registrano per ristoranti e bar con rispettivamente 124.419 e 62.454 posti di lavoro in meno. Numeri impietosi anche per gli stabilimenti balneari e le aziende che si occupano di fornitura di pasti preparati con 13.425 e 52.251 occupati in meno. Tra i settori più colpiti certamente quello delle discoteche e dei locali da ballo che, proprio negli ultimi giorni, hanno subito una nuova chiusura forzata. Stesse difficoltà per le aziende del catering e banqueting che, anche se non costrette a chiudere, risentono della pressoché totale assenza di eventi e congressi. Per loro gli occupati in meno sono 46.828.

 

“I pubblici esercizi sono uno degli attori principali della filiera turistica e dovrebbero assistere a una crescita della mole di lavoro nei mesi estivi, in particolare ad agosto. Purtroppo quest’anno le cose vanno molto diversamente. L’emergenza sanitaria, le restrizioni e il calo dei flussi turistici - evidenzia il Centro Studi Fipe-Confcommercio - hanno inciso, come era prevedibile, in maniera decisa sullo scenario occupazionale. Il patrimonio di competenze faticosamente accumulato nel corso di anni di lavoro è, mai come ora, a rischio. Dobbiamo necessariamente tutelare un modello di lavoro e, prima ancora, un modello di socialità fondamentale per l’attrattività turistica del nostro Paese”.




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