AUMENTA L'IMPOSTA DI SOGGIORNO (MA NON A VERONA)

Imposta di soggiorno, Federalberghi-Confcommercio vede "nubi fosche all'orizzonte per le imprese del turismo e per i 430 milioni di persone, italiani e stranieri, che ogni anno pernottano nelle strutture ricettive italiane, per vacanza o per lavoro", anche perché "sembrano confermare le peggiori previsioni".

 

La manovra che avrebbe dovuto ridurre la pressione fiscale sembra contenere un unico intervento in materia di turismo: il raddoppio dell'imposta di soggiorno, da 5 a 10 euro per notte e per persona.  Verona, stando ai calcoli previsti nella Finanziaria - scrive L’Arena di oggi - dovrebbe mantenere invariata l'imposta: con circa 2,4 milioni di turisti l'anno non raggiunge la pattuglia dei Comuni candidati al raddoppio, quelli che registrino presenze pari a venti volte il numero di abitanti.

 

“Il problema però resta e sembra di essere alle prese con la proverbiale Repubblica delle Banane”, ha commentato Giulio Cavara, presidente di Federalberghi-Confcommercio per Verona. “Mentre altri Paesi investono in promozione qui si trova più facile creare fonti di approvvigionamento per le casse comunali”.

A conti fatti - si legge ancora su L’Arena - in una struttura alberghiera cittadina a tre stelle, una famiglia di tre persone versa attualmente 2,50 euro «pro capite» al giorno, 37,50 per una permanenza di cinque. Salendo di una categoria nella scala ricettiva l'imposta lievita a 3,50 euro e con essa il calcolo relativo per una permanenza medio - lunga. E così via lungo la scala del lusso.

“Già si fa sentire l'aumento progressivo, anche per quest'anno rispetto al 2018 - osserva Cavara - Credo che la tassa di soggiorno sia concettualmente sbagliata ma elevarla o addirittura pensare di raddoppiarla è un vero suicidio economico, soprattutto perché investe un settore che dovrebbe, e tutti a parole lo affermano, essere trainante. In realtà l'operazione indispensabile sarebbe il recuperare l'evasione nel settore delle locazioni turistiche, che nelle stime vale circa 2-3 milioni. Ma è più comodo, forse, colpire chi paga”.

 

“La Spagna investe in aeroporti e infrastrutture, la vicina Croazia dedica un miliardo l'anno alla promozione”, incalza Cavara. “Non c'è di che stupirsi se una politica di appesantimento sul settore turistico, anziché di sgravi come sarebbe logico, provoca certi arretramenti in classifica”.

 

Mentre, come è emerso anche nel recente convegno sul sommerso organizzato da Confcommercio Verona a Peschiera, il grande problema della concorrenza sleale resta irrisolto.




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