BAR E RISTORANTI IN CALO: "LA CRISI NON E' FINITA"

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24 Maggio 2018

“I dati parlano chiaro: la crisi non è finita”. È il commento di Emanuel Baldo, presidente del sindacato caffè-bar di Confcommercio Verona, ai dati di Infocamere-Fipe (Federazione pubblici esercizi-Confcommercio) divulgati nei giorni scorsi.

 

 

Emerge che nella provincia veronese il 2017 si è chiuso con un saldo negativo per ristoranti e, soprattutto, bar: 118 iscrizioni e 202 cessazioni per i primi, con un saldo di -84; 113 e 224 per i secondi, per un -111 consuntivo. Complessivamente il saldo negativo si attesta sulle 195 unità con un trend peggiore - in particolare per i bar - della media regionale.

 

Ogni chiusura, oltre ad essere una serranda abbassata, con una diminuzione di sicurezza percepita, rappresenta anche una perdita dal punto di vista economico, lavorativo, ma anche sociale, sottolinea il sindacato caffè bar di Confcommercio Verona.

 

Le cause? “La burocrazia sempre più oppressiva ed asfissiante, i costi crescenti, specialmente delle forniture e del lavoro a fronte di prezzi praticamente fermi da almeno 5 anni, tanto per citare le principali”, sottolinea Baldo. “E poi c’è la questione del mercato “parallelo” senza regole, vale a dire la concorrenza sleale esercitata da club e circoli privati, dagli esercizi agrituristici, nonché dalla miriade di feste ed eventi vari”.

Gli esercenti di Confcommercio Verona si augurano che le disposizioni emanate dalla Giunta regionale del Veneto sull’argomento “sagre e feste”, vengano presto recepite da tutti i Comuni affinché venga predisposto un calendario unico delle feste “autorizzate”: “solo disponendo di un elenco ufficiale sarà possibile allertare gli Enti preposti ai controlli fiscali, igienico-sanitari, amministrativi e di sicurezza, in modo da garantire che, nello svolgimento di queste attività “temporanee”, vengano rispettate tutte le norme a tutela dei consumatori e venga ristabilita una sorta di equità con le aziende di pubblico esercizio. La nostra categoria non è contraria “a prescindere” alle sagre e manifestazioni che hanno lo scopo di promuovere le imprese e i prodotti del territorio, ma ai tanti eventi che vengono organizzati esclusivamente per fare “cassetto”.

 

Una proliferazione che peraltro potrebbe trovare un ostacolo dalle misure richieste per tutelare la pubblica incolumità e salvaguardare l'ordine e la sicurezza, anche in relazione al pericolo derivante dalla minaccia terroristica.

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