I NUMERI DEL BOOM DELLA "SHARING ECONOMY" A VERONA

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15 Maggio 2017

In aprile 2017, nella settimana di Pasqua, nella provincia di Verona, risultavano disponibili su Airbnb (stando alle elaborazioni Federalberghi-Incipit Srl su dati Inside-Airbnb) ben 1.576 alloggi, di cui 1.229 (77,98%) riferiti ad interi appartamenti, 959 (60,85%) disponibili per più di sei mesi, 910 (57,74%) gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio. 

Federalberghi-Confcommercio, riunita in assemblea a Rapallo alla presenza di una nutrita delegazione veronese, sabato ha sottolineato le quattro grandi "bugie" della cosiddetta "sharing economy", l'economia condivisa. 

Che sono: non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare, visto che la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno; non è vero che si tratta di attività occasionali, dato che la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno; non è vero che si tratta di forme integrative del reddito, ma attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi; non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta poiché gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali. E Verona è una tra queste.

Ne consegue, sottolinea Federalberghi, che il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato.

"Questa situazione distorta va ad alterare la proporzione tra residenti e turisti, specie nelle città d'arte, creando problemi ai primi perché nessuno trova più appartamenti in locazione a prezzi normali, anche perché ci sono realtà più o meno organizzate che fanno incetta di immobili e giocano al rialzo", dichiara Giulio Cavara, presidente dell'Associazione albergatori aderente a Confcommercio Verona. E aggiunge: "C'è inoltre un problema di sicurezza perché a differenza delle strutture ricettive tradizionali non c’è un effettivo controllo sulle persone che soggiornano in questi appartamenti. Stiamo assistendo al proliferare di un fenomeno che sta provocando gravi problemi anche a Verona. In molte città europee si sta cercando di regolamentare, mentre in Italia le Amministrazioni locali e regionali, non avendo alcuna competenza legislativa sono disarmate. E tuttavia bisogna fare qualcosa, e in fretta: serve un'azione sinergica per portare all'attenzione di chi ha il potere decisionale un tema che rischia di diventare esplosivo".

 

Cavara sottolinea inoltre che vengono danneggiate tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.
Per questo l'associazione Federalberghi rivolge un appello ai parlamentari del territorio, affinché durante la discussione della cosiddetta "manovrina" (decreto legge n. 50 del 2017), vengano irrobustite le disposizioni relative al regime fiscale delle locazioni brevi, con l'obiettivo di far pagare le tasse a tutti e di proteggere i consumatori, i lavoratori, la collettività. L'associazione ha censito gli alloggi disponibili sui vari portali ponendo gli elenchi a disposizione delle autorità, affinché svolgano gli opportuni controlli.

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