B&B E LOCAZIONI TURISTICHE: URGE METTERE UN FRENO

arena newdi Paolo Arena

In queste calde giornate agostane è tornato all’onore delle cronache il tema del proliferare di Bed&Breakfast e locazioni turistiche, più volte posto all’attenzione delle autorità competenti anche da parte di Confcommercio Asco Verona.

 

Voglio innanzitutto sottolineare che le problematiche legate ai B&B stanno per essere gradualmente superate a seguito di una “migrazione” verso la formula della “locazione turistica” , prescelta ormai da questi imprenditori del turismo camuffati, per operare al di fuori delle regole e dei doveri richiesti alle aziende con partita Iva.

 

 Questo “ricettivo strisciante” si sta rivelando un danno non quantificabile per la nostra economia, turistica, per i cittadini e per le amministrazioni comunali che tollerano questo dilagare di sommerso. Un fenomeno che, oltretutto, ha importanti risvolti legati alla sicurezza. La richiesta di portare alla luce il sommerso - avanzata da Confcommercio Verona anche al Ministro dell’Interno Alfano in occasione della nostra assemblea pubblica dello scorso maggio - non è dettata dalla volontà di combattere battaglie di retroguardia a difesa di nostri associati, quanto dalla consapevolezza che il concetto di concorrenza evocato dall’antitrust possa realizzarsi solo con uguaglianza di regole e condizioni tra chi svolge la medesima attività sul mercato.

 

Invece chi opera in quello che noi definiamo il “terzo livello”, in regime di deregolamentazione, rappresenta una fetta sempre più rilevante dell’offerta, e i numeri più volti denunciati da Confcommercio Verona e riportati venerdì da L’Arena sono probabilmente solo la punta di un iceberg che rischia di far affondare il sistema turistico veronese e mettere in seria difficoltà le amministrazioni comunali. Un turismo che quest’anno sta vivendo una stagione positiva grazie alla collaborazione e alle regole fissate tra Imprese, Autorità competenti ed Enti Pubblici. Questi ultimi, grazie alle tasse pagate dai cittadini, dalle imprese regolari e dai turisti tramite la tassa di soggiorno, possono avere a disposizione somme da reinvestire sul decoro urbano, sulla sicurezza, sugli eventi culturali e di spettacolo, sulla promozione e sul marketing. Attività, queste, che permettono a città turistiche come Verona e la Sua provincia di essere all’altezza di quanto si aspettano i numerosi turisti che frequentano i nostri territori. Il problema però è che sempre meno attori pagano le tasse a discapito di chi viene ormai senza sosta colpito da gabelle insostenibili.

 

Pagare tutti per pagare di meno è un mantra che anche il Presidente nazionale di Confcommercio Sangalli sollecita quotidianamente ma che spesso viene disatteso da chi è preposto a raggiungere l’obiettivo. E veniamo alla recente sentenza che tanto sta facendo discutere: il Tar del Lazio sostiene, in sostanza, che non si possono imporre partite Iva per salvaguardare il concetto di libera concorrenza? Ci dovrebbe però spiegare come il concetto di libera concorrenza possa convivere con chi rispetta le regole imposte dallo Stato Italiano e chi invece, fregandosene, lavora senza tenerle in minima considerazione.

 

Se così si vuole interpretare il concetto di libera concorrenza, allora si riscrivano le norme del codice civile che regolano il concetto di impresa. Altrimenti ci saranno sempre due pesi e due misure. Il ricettivo strisciante non può rappresentare il modo per assorbire la crisi del settore immobiliare. Così come è paradossale che alcuni proprietari di queste strutture affermino che non aprono partita Iva per garantire la manutenzione degli stabili storici: sarebbe come dire che un’azienda è titolata a non pagare le tasse perché altrimenti non riuscirebbe a stare sul mercato. Ed è altrettanto inaccettabile leggere che “comunque gli abusivi continuerebbero ad esserci”: è come dire che sono inutili i limiti di velocità perché tanto ci sono sempre quelli che li infrangono…

 

Se formule alternative come Uber, nel caso dei tassisti, o gli home restaurant, nel caso della ristorazione, offrono (forse) prezzi più bassi del mercato è perché non hanno vincoli normativi e di tasse. Significa che c’è qualcosa che non va. Significa che giochiamo con regole diverse in uno stesso campionato. E non si tratta di new o di sharing economy, ma di shadow economy. E allora, viene da chiedersi, quali prospettive può avere oggi un’azienda regolare? Per quale motivo chi è dotato di partita Iva deve continuare a sottostare alla legge quando ormai, solo a Verona, i posti letti irregolari sono almeno il doppio di quelli regolari?

 

Quanto ancora dobbiamo denunciare l’irregolarità quando è palese ormai a tutti che solo per le locazioni turistiche quelle conosciute all’amministrazione comunale di Verona sono 552 e quelle in vendita sono oltre 1.700? Il fatto di avere un enorme e “strisciante” albergo diffuso sul territorio impedisce la nascita di nuove imprese regolari che generano lavoro e indotto e indeboliscono quelle esistenti.

 

E poi c’è un problema di sicurezza, quanto mai attuale: oggi migliaia di aziende “mascherate” di Verona e del lago di Garda non comunicano i dati degli alloggiati alla Questura e ospitano persone potenzialmente pericolose in palazzine dove vivono famiglie di veronesi. La situazione è divenuta ormai insostenibile. Per questo Confcommercio Asco Verona chiede all’amministrazione comunale cittadina di continuare ed intensificare i controlli e di valutare la possibilità di dar vita ad azioni decise: a Berlino il governo della città ha oscurato il sito di Airbnb per motivi di sicurezza e concorrenza, per arginare un fenomeno che stava inquinando il mercato. Una comunità democratica funziona quando le regole del gioco sono uguali e da lì parte la concorrenza. Chi è più bravo vince. A me sembra che qui chi è più furbo “frega”.

 

Noi non siamo d’accordo con una comunità dove i “furbi” hanno la meglio, dove tutti si lamentano ma pochi fanno. Questa è una battaglia di democrazia, dove cittadini, organizzazioni sindacali dei lavoratori, associazioni di categorie, forze politiche, amministrazioni comunali, devono lavorare insieme per ripristinare ciò che è normale. Invito i residenti dei condomini che ospitano questi “ricettori, potenzialmente non regolamentati” a comunicarlo alla nostra associazione, in modo che si attivi nei confronti delle autorità competenti affinché possano essere compiuti i necessari controlli.

 

Se non mettiamo un freno a questo fenomeno ci ritroveremo a breve con molte altre attività parallele non solo nei taxi nel commercio abusivo ma anche nella ristorazione; potenzialmente, terrazze o giardini dei nostri vicini di casa saranno frequentate da clienti, e non ospiti, che si troveranno a cenare insieme in un contesto di home restaurant senza nulla poter fare perché per qualche tribunale amministrativo, al fine di salvaguardare il concetto di concorrenza, sarà meglio avere un “ristorante diffuso”, dove non esistono ricevute fiscali né sicurezza alimentare e per di più esente da controlli delle forze di polizia perché “non azienda”. Lavoriamo tutti insieme per tornare alla normalità, per creare lavoro regolare in cui gli onesti possano essere preponderanti nei confronti dei “furbi”.




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