TURISMO, SE LO STATO RIVUOLE LE DELEGHE...

turisti lagodi Giorgio Sartori

Con sempre maggiore frequenza si legge una voglia di riforme che, a ben guardare, altro non è che un ritorno, modernizzato attraverso la tecnica del neologismo, a ciò su cui si è costruita la riforma. Anche il recente convegno tenutosi a Venezia sull’importanza del turismo congressuale, ha fatto respirare quest’aria. 


Molti degli interventi hanno evidenziato la necessità di rivedere l’articolo V della Costituzione al fine di riportare nella centralità dello Stato la promozione turistica, in quanto il trasferimento delle competenze in materia di turismo alle Regioni non ha dato i risultati attesi, ma, al contrario, ha polverizzato e, spesso, reso poco efficace l’azione promozionale con conseguente dispersione di energie umane e finanziarie.

Un ritorno al passato, attraverso una capacità di autocritica, azione che è sempre positiva. Attenzione, tuttavia, a non gettare via anche le cose buone, cioè attenzione a non gettare il bambino con l’acqua sporca.

 

Le riflessioni emerse nel Convegno, apprese da un servizio apparso su un quotidiano dell’area veneziana, cadono in un momento delicato per la Regione Veneto, in quanto si sta avviando il processo di applicazione della legge regionale numero 11 del 2013, che prevede la costituzione delle D.M.O. – Destination Management Organisation, in italiano organizzazioni di gestione della destinazione - realtà o tavoli di confronto che, di fatto, andranno a svolgere l’azione promozionale svolta, sinora, dai Consorzi di promozione turistica che nella nostra Provincia sono due: Lago di Garda è… e Verona Tuttintorno.

 

I Consorzi entro 18 mesi dalla entrata in vigore della legge 11, presumibilmente entro la fine di quest’anno, salvo proroghe, dovranno trasformarsi escludendo dalla loro compagine sociale le realtà pubbliche. Dovranno, quindi, essere formati solo da imprese private. Diverranno dei Consorzi di imprese che potranno far parte delle D.M.O. per supportarne, assieme a tutte le altre realtà che le formeranno (Amministrazione provinciale, Comuni, Camera di Commercio, Consorzi tutela e strade del vino, eccetera), l’azione promozionale del territorio su cui operano. Il dibattito nel territorio provinciale, su questo tema, si è acceso, in quanto sussistono diverse scuole di pensiero, ma alla fine una soluzione verrà trovata in quanto si tratta di fare del bene al territorio e la promozione del turismo, che è noto avere ricadute economiche su tutta la filiera produttiva, dal primario a quella dei servizi, dei trasporti e della logistica, ne è una importante componente.

 

Ma lo sforzo che Pubblico e privato stanno mettendo sul tavolo della discussione potrà essere compromesso dalla voglia di centralità espressa nell’incontro veneziano. In questa particolare situazione economica del Paese, dove anche lo spreco di un centesimo diventa un fatto da non sottovalutare venga detto, a chiare lettere, per non perdere e far perdere ulteriore tempo a chi ha altre cose da fare, che lo Stato vuole riprendersi la competenza in materia turistica, in quanto la delega alle Regioni - non tutte ed il Veneto è tra queste - non è stato positivo. Crediamo che la nostra Provincia, gli Enti locali, gli imprenditori non abbiano nessuna intenzione di attendere risposte, che non saranno certamente nel breve termine, ma di agire portando avanti, in tempi brevi, la creazione di questo nuovo organismo di promozione territoriale.

 

Se manca la promozione manca la pubblicità e se manca la pubblicità un prodotto fa fatica a stare nel mercato e viene superato dalla concorrenza. Diamo uno sguardo a quanta pubblicità, martellante, fa la Baviera su Verona attraverso le ferrovie tedesche. Ci chiediamo, inoltre, che fine farà, nell’ipotesi di trasferimento delle competenze dalla periferia al centro, il gettito dell’imposta di soggiorno che molti Comuni hanno istituito, finalizzandolo all’economia turistica. Un dubbio, legittimo, ci passa per la mente. Speriamo che resti un dubbio.




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